ENIL ItaliaPersone con disabilità |
Perché non usare la consueta parola "handicappati"? La risposta è semplice: perché le parole sono importanti, usarle male vuol dire pensare male e pensare male porta a comportarsi al peggio.
Il termine "handicap" è formato dalle parole "hand" (mano) e "cap" (berretto), nasce in Gran Bretagna, nel mondo dell'equitazione. Uno strano senso dello sport, o meglio, della sportività, aveva prodotto una regola per la quale il fantino più abile e veloce doveva dare agli altri concorrenti la possibilità di vincere la gara e per far ciò gli si rendeva la corsa più difficile costringendolo, mentre cavalcava, a tenere una mano sulla testa, sul berretto.
Questo è esattamente il significato che la parola ha, ed è anche il senso che in ENIL Italia a quella parola viene dato: non carenza o difficoltà insite nella persona, bensì imposizione di carenze e di difficoltà da parte di altri, da parte della società nel suo insieme, quando essa nega alle persone con disabilità la possibilità di competere alla pari, di vivere alla pari.
Ecco quindi perché usarlo è, secondo ENIL Italia, un errore: non significa quello che normalmente si intende, travisa la realtà poiché a nessuno viene in mente che la parola non è un aggettivo o un sostantivo, bensì un participio passato.
In questo Paese, nella mentalità corrente, il termine "handicappato" è diventato sinonimo, o gli è stato attribuito il significato di meno bello, meno intelligente, meno abile, meno produttivo, meno competitivo, meno capace, sempre e solo riferito a qualcosa di "ridotto" da evitare o da ignorare, al più da assistere e accudire. Spesso viene usato come termine offensivo, nei confronti di qualcuno che "non ce la fa".
Queste considerazioni porterebbero a opinioni poco benevole sulla "comune sensibilità" e più in generale sul rispetto che mediamente si ha nei confronti del prossimo, e negli USA, forse con qualche forzatura, la terminologia "politically correct" ha cercato di frenare questo dilagare dei poco rispettosi luoghi comuni.
Proprio negli Stati Uniti d'America è nato il termine "persona con disabilità", il Movimento per la Vita Indipendente lo ha adottato da molti anni, poiché si è ritenuto quel termine più preciso (anche rispetto alle definizioni OMS più sotto riportate) e potenzialmente più "forte" perché aperto a diverse interpretazioni positive, quindi con un carico semantico migliore, utilizzabile meglio a vantaggio delle iniziative politiche che il Movimento attuava. Oggi i documenti ufficiali USA e perfino quelli delle Nazioni Unite usano regolarmente questo termine.
Anche in Italia, ENIL ha proposto ormai da alcuni anni il termine "persona con disabilità", in qualche modo interpretando le definizioni che sono state elaborate dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità, e che vengono riportate fra qualche riga. Analizzando brevemente il termine: "persona" (al posto del bruttissimo e purtroppo ancora troppo spesso usato "portatore") sta ad indicare che al di là di una o più disabilità, anche gravi, esiste la persona, con il suo bagaglio di limiti ed ombre, ma anche di splendori, desideri, volontà, e con tutti i diritti che, almeno a parole, il sistema sociale garantisce alle persone, ai cittadini, per il solo fatto di esistere, di essere nati. "Disabilità" è un termine meno negativo, ad esempio, di "invalidità" poiché il suffisso "dis", a differenza del suffisso "in", non indica necessariamente una mancanza, ma anche una forma diversa, alternativa rispetto alla norma. Inoltre, continuando il confronto, il termine "invalidità" parla espressamente di mancanza di validità, e quindi di mancanza di valore, mentre il termine "disabilità" può intendersi come "altre abilità" e le persone cosiddette "normodotate" spesso non immaginano neppure quante e quanto ricche possano essere le "abilità" dei cosiddetti "handicappati". Per concludere, nella lingua italiana la parola "disabilità" è uguale sia al singolare che al plurale; questo dovrebbe far riflettere sul fatto che il termine in sé non determina la condizione della persona: occorre approfondire, conoscere, e questo non può che far bene.
Secondo ENIL Italia, persona con disabilità è una persona che, a causa di una conformazione fisica o di una menomazione di una certa gravità, trova difficile o impossibile svolgere un'azione, un atto, una mansione con la stessa capacità, forza o velocità di una persona "media", e quindi "mediamente" senza disabilità.
Le persone con disabilità sono molte di più di quanto normalmente si immagini: persona con disabilità è un bambino, è un anziano, è una donna in attesa di un figlio, è un obeso, è chiunque non possieda una o più delle caratteristiche riconosciute come indispensabili per formare quell'insieme di "qualità potenziali" (forza, velocità, autonomia, etc.) che identificano la persona "media".
Il fatto di essere "in tanti" non comporta necessariamente un vantaggio, però far comprendere ai politici, ai tecnici, ai progettisti, ai commercianti che c'è una enorme potenzialità sia in termini di puro mercato che di forza sociale dovrebbe aiutare tutti a prendere le decisioni migliori.
John Fischetti, © 1996 ENIL Italia
Organizzazione Mondiale della Sanità, in Classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli svantaggi esistenziali, Edizione italiana a cura del "Centro Lombardo per l'Educazione Sanitaria", Milano.
17. Nell'ambito delle evenienze inerenti alla salute è menomazione qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica.
18. Nell'ambito delle evenienze inerenti alla salute si intende per disabilità qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di compiere un'attività nel modo o nell'ampiezza considerati normali per un essere umano.
19. L'handicap è la condizione di svantaggio conseguente ad una menomazione o a una disabilità che in un certo soggetto limita o impedisce l'adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all'età, sesso e fattori socio-culturali.